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La rompi.

Dunque, fatemi capire bene.
Di solito non scrivo su problemi giganti, non mi sento all’altezza e penso che ci sia gente molto più brava di me a farlo.
Ma giuro che non capisco proprio.
Scorro la bacheca e leggo un sacco di commenti acidi, pungenti, ironici e cattivi su questa ragazza qua.
Viene trattata come una rompicoglioni, una falsa, un’esaltata, un’ipocrita, una manovrata, una pazza, un’incoerente.
Mi sono appena sciroppata un video in cui in sostanza si dice che “Ehi, il libro di Greta non lo ha scritto lei e non parla strettamente di cambiamenti climatici. E attenti, mentre noi dell’occidente dobbiamo fare i bravi bambini, in India e in Cina si comportano da criminali”.
Ma questo atteggiamento, per me, è l’equivalente di quando sei piccolo e ti sgridano per qualcosa che hai fatto e tu balbettando dici “ma lui è peggio di me.” Livello maturità: -20.
In questi mesi, da quando il “fenomeno Greta” è esploso, ne ho sentite di tutti i colori.
E questo mi mette un sacco di tristezza.
Perché invece di dire “toh, una ragazzina che ha il coraggio di dire qualcosa”, anche se è giovane, anche se è solo una sedicenne, invece di alzarsi in piedi e dire “Ueh, ha ragione”, in molti la stanno osteggiando come se fosse il male assoluto.
Magari è manovrata davvero, magari è strumentalizzata. Ma i giovani sportivi supersponsorizzati che stravincono non lo sono, forse? Non sono anche loro il veicolo di un messaggio che può muovere le masse?
Che problemi avete, esattamente, per detestarla così tanto?
Ora, io odio i fanatismi, perché non portano a nulla di buono.
Ma questa cosa non è fanatismo. È sposare una causa, quella del futuro, e portarsela dentro con tutte le proprie forze.
Se io sto attenta a non buttare la cicca della sigaretta per terra, se non butto più l’olio del tonno nello scarico, è ANCHE per il casino che ha portato questa ragazzina qua. Non solo per lei, ma anche per lei.
E per lo sguardo dei miei figli mentre giocano nel prato e guardano il cielo.
Per il loro futuro.
Chiamatemi rompicoglioni, dai.

Per favore, rompetemi le scatole.

Caro abitante di Florinville (ma anche di All Beach, Rasia Street, Domenion Corner…),
ti scrivo giusto due righe, meditate in lunghi anni di “butta la spazzatura”, perché secondo me te le meriti proprio.
Non sono una fan delle polemiche sul web, non sono perfetta, ci mancherebbe, e ammetto che fare la raccolta differenziata sia davvero una scocciatura. Non mi piace spiaccicare le bottiglie di plastica, puntualmente perdo i tappi e confesso di non essere proprio una fan dei barattoli di sugo incrostati da sciacquare sotto il rubinetto.
Però.
Però cazzo.
Mi spieghi che problemi hai a usare un minimo di capacità manuale per, che so, piegare le scatole?
Suvvia, la natura ci ha fornito due fantastici pollici opponibili, fra le varie cose, e una discreta forza negli arti. Non dico di fare opere d’arte minimalista tutte compresse e ordinate per sfumature di colore, ma non si può lasciare scatoloni da trasloco bifamiliare tutti interi in un cassonetto da un metro cubo scarso. È poco carino. È poco gentile. È, soprattutto, molto poco intelligente.
Caro abitante di Livigno City, fai un pochino di sforzo. Invece di postare foto su foto di minchiate apocalittiche, abbaiando rabbia su ogni cosa che non va, prova a sfogarti su queste fantastiche scatole di cartone: spaccale, rompile, falle a pezzetti piccoli, giocaci agli origami, usale come sagoma da giocarci a freccette. Scoprirai che sono molto terapeutiche, le usano anche negli asili nido. Poi, rilassato, buttale nel cassonetto giusto. Dai, ce la puoi fare.
Con affetto e ironia,
Alice.
Ps. Lo so che sono una rompiscatole. Ma sono brava a rompere le mie e quelle dei miei famigliari. STOP.