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Preghiera

Io non lo so se ci credo o no, in te.

Ci sono momenti in cui mi fai arrabbiare tantissimo, di quella rabbia di bambini con i pugni stretti sulle ginocchia e gli occhi che fanno male.

Ci sono volte in cui mi fai paura, perché sei lontano e grande e sembri impazzito, come un vecchio ubriaco che borbotta da solo guardando una pozzanghera.

E in quella pozzanghera ci siamo noi.

Ogni tanto mi pare di intravederti, di sentire una voce conosciuta, mi giro e ti cerco, ma sei già andato via.

Se davvero un giorno ti incontrassi, vorrei solo farti una domanda, e ascoltare attenta la risposta.

Perché fai così male. Ce n’è davvero bisogno?

Ma poi, mi guardo intorno, e vedo così tanta bellezza, così tanta potenza, e leggerezza, che mi viene da sorridere.

E penso che di sicuro, se esisti davvero, da qualche parte intorno a noi, sei veramente un grande artista.

E che, come tutti gli artisti, non ti si può chiedere di più che quello che già ci dai.

Perché è già il massimo di quello che puoi.

La rompi.

Dunque, fatemi capire bene.
Di solito non scrivo su problemi giganti, non mi sento all’altezza e penso che ci sia gente molto più brava di me a farlo.
Ma giuro che non capisco proprio.
Scorro la bacheca e leggo un sacco di commenti acidi, pungenti, ironici e cattivi su questa ragazza qua.
Viene trattata come una rompicoglioni, una falsa, un’esaltata, un’ipocrita, una manovrata, una pazza, un’incoerente.
Mi sono appena sciroppata un video in cui in sostanza si dice che “Ehi, il libro di Greta non lo ha scritto lei e non parla strettamente di cambiamenti climatici. E attenti, mentre noi dell’occidente dobbiamo fare i bravi bambini, in India e in Cina si comportano da criminali”.
Ma questo atteggiamento, per me, è l’equivalente di quando sei piccolo e ti sgridano per qualcosa che hai fatto e tu balbettando dici “ma lui è peggio di me.” Livello maturità: -20.
In questi mesi, da quando il “fenomeno Greta” è esploso, ne ho sentite di tutti i colori.
E questo mi mette un sacco di tristezza.
Perché invece di dire “toh, una ragazzina che ha il coraggio di dire qualcosa”, anche se è giovane, anche se è solo una sedicenne, invece di alzarsi in piedi e dire “Ueh, ha ragione”, in molti la stanno osteggiando come se fosse il male assoluto.
Magari è manovrata davvero, magari è strumentalizzata. Ma i giovani sportivi supersponsorizzati che stravincono non lo sono, forse? Non sono anche loro il veicolo di un messaggio che può muovere le masse?
Che problemi avete, esattamente, per detestarla così tanto?
Ora, io odio i fanatismi, perché non portano a nulla di buono.
Ma questa cosa non è fanatismo. È sposare una causa, quella del futuro, e portarsela dentro con tutte le proprie forze.
Se io sto attenta a non buttare la cicca della sigaretta per terra, se non butto più l’olio del tonno nello scarico, è ANCHE per il casino che ha portato questa ragazzina qua. Non solo per lei, ma anche per lei.
E per lo sguardo dei miei figli mentre giocano nel prato e guardano il cielo.
Per il loro futuro.
Chiamatemi rompicoglioni, dai.

Il futuro nostalgico

Cara Alice del 2004,
sono io, la tua versione del 2019. Tecnicamente, la versione vecchia di te che sei giovane ma vivi nel passato (e quindicifottutianni sono il passato, bella mia).
Se i miei calcoli sono esatti (non è che una già pessima intelligenza matematica migliori con l’età, veh) sei una fresca ventunenne dai capelli rosso fuoco, un piercing in mezzo agli occhi e mille speranze in tasca. Vivi in una piccola città universitaria, studi beni culturali e ogni tanto lavori in un fighissimo locale dall’odore bohemien. Come nei tuoi sogni di ragazzina. Chiaccheri, ti informi, bevi birra e sambuca e vai alle manifestazioni con l’animo pieno di idee e buoni propositi. Per te è tutto bianco o tutto nero, le sfumature ti piacciono solo nei dipinti che studi, nelle poesie che leggi, nella musica che ascolti. Non sai cosa ti aspetta il futuro, non ci pensi nemmeno.

Bene, ascoltami bene, tipetta, ho un paio di cose da raccontarti.

Riuscirai a fare l’esame di latino, davvero. Ti laurerai e farai un viaggio on the road, su una opel corsa 1200. Comincerai anche la laurea specialistica, ma tutta una serie di motivi che non sto qui ad elencarti te la faranno piantare a metà, senza troppi rimpianti. Alla fine mollerai anche Pavia, sai, anche se un pezzo di cuore lo lascerai sulle rive del Ticino. Tornerai a casa, incredibile lo so, e ne sarai davvero felice. Alcune delle persone che ti sembrano ora così essenziali sfumeranno via pian pianino, mentre altre rimarranno sempre un punto fisso. Piangerai un sacco, farai mille errori, vedrai l’oceano, ti arrampicherai sulle rocce, parlerai l’inglese (anche se non ortodosso). Incontrerai nuove persone, ti innamorerai e sì, ti sposerai pure, tu che hai ribrezzo dell’abito bianco e delle cerimonie. Sì, sarà bellissimo. Ah, avrai anche due bambini, a cui darai dei nomi dal suono dolce perché stanno bene con un cognome difficile da scrivere. E sì, sarai incasinata di brutto, ma felice.
Alla fine la tua laurea la rispolvererai dal cassetto, dopo aver fatto la cameriera, la commessa, la segretaria e la donna delle pulizie. Incredibile, vero? Ogni giorno farai qualcosa che ami, te lo garantisco, anche se è qualcosa di piccolo.

Sai Alice, il tuo futuro, ossia il mio presente, è incerto e pieno di paure. Tutti dicono il contrario di tutto, e tutti sostengono di avere ragione. Siamo più sospettosi, indifferenti, sembra che niente possa più toccarci davvero. Non si sa mai da che parte stare, anche se ci sono parecchi campanelli d’allarme che ti mettono il cuore in subbuglio. Perché sembra proprio che la storia non ci abbia insegnato nulla. Migliaia di anni a spostarci, scoprire, soffrire, pensare e provare a evolverci in qualcosa di migliore sembrano un po’ buttati nel cesso, sinceramente. Perché ancora oggi, un po’ più di ieri, c’è gente che vuole decidere come debba vivere altra gente, mettendo in discussione libertà che si pensavano inviolabili, e il paradosso è che lo fanno proprio in nome della famosa libertà di pensiero che tanto ti è cara, giovane ragazza idealista.
È pieno di sfumature, questo nostro mondo. Le ho scoperte in quindici anni, alcune mi piacciono, alcune mi fanno ribrezzo, altre paura.

Ma tu, per favore, continua a sognare cose belle, a sperare che la gente la smetta di aggredire gli altri perché diversi, a giudicare sempre sentendosi nel giusto.
Continua a pensare che la famiglia è un luogo, una casa dove stai al sicuro, non una definizione da vocabolario.

Tu continua a guardare avanti, ancora per un bel po’.

Una stagione stravagante

Nel pantheon dei personaggi meteorologici, nella Hollywood del clima, le nostre quattro stagioni se ne stanno spaparanzate a bere mojito, vin brulé o prosecco chiaccherando amabilmente con i loro figlioli (i mesi) mentre aspettano il proprio turno di lavoro.

Estate somiglia a Nicole Kidman, con una chioma rosso albicocca a striature color sole. Quando arriva, ovunque arrivi, non passa inosservata. Ti avvolge stretta, ti scalda il sangue, ogni tanto il respiro diventa corto, i giorni passati con lei sono lunghi e le notti brevi. Talvolta si arrabbia, urla e tuona e piange temporali epici, raffreddando i bollenti spiriti, per poi tornare a scintillare. La sua luce illumina un po’ anche te, e fa niente se è solo un attimo, non la puoi dimenticare.

Autunno è un lord dall’accento inglese, uno 007 in incognito dallo sguardo enigmatico. Ti inganna con fare elegante, i suoi occhi seri e i vestiti di velluto dai colori caldi, ma dalla sua pipa sbuffa nebbia fredda e i suoi drink sono densi al sapore di caffè.

Inverno è un po’ Jack Nicholson, un fuoriclasse dalle mille sfaccettature capace di intrattenerti con horror traumatici e commedie brillanti. I suoi dicembre, gennaio e febbraio sono (quasi) sempre una certezza, con i brividi garantiti. Anche se qualche voce lo vuole indebolito e stemperato, sa ancora regalarci emozioni.

E poi arriva lei, Primavera.

Tutti la immaginiamo come una fresca fanciulla circondata da fiori, foglie e racemi vari, che sfiora con i suoi piedini nudi il terreno tiepido, gentile e garbata come una dama del Rinascimento (grazie, Botticelli. Ci hai regalato un’immagine dura a morire, e bella da spezzare il cuore).

E invece no.

La primavera è una diva sguaiata e capricciosa, la Lady Gaga delle stagioni. Non fa mai cose ordinarie, cambia look ogni giorno, dal bianco gelido della neve al rosa shocking dei ciliegi in fiore. Non puoi dire che è bella, non in modo classico, perché è strana, indecifrabile, imprevedibile. Esagera col bere, vino Rosé e gazzosa, giocherella con Aprile e Maggio, mentre balla al suono del vento rovescia bicchieri e fa scorrere acqua dappertutto, dalle montagne al mare. Si offende facilmente, non si presenta agli appuntamenti, pretende cachet esagerati, pagati in ore di luce e buio. Gli sponsor si sprecano, con la Pasqua ballerina alta o bassa e inaspettati weekend fatti a ponte.

Non si sa mai quando arriva, arriva e se ne va, molla tutto nel bel mezzo della festa, scompiglia i piani e i capelli. Tutti la aspettano con ansia, mentre il figliolo adottivo Marzo (che è in condivisione con Inverno, ma si sa che è un adolescente bizzoso e non sa mai da che parte stare) saltella su e giù, dentro e fuori, annunciandola nervoso ma senza certezza.

Ma quando finalmente fa il suo ingresso, il suo show, ti lascia senza fiato, qualsiasi cosa faccia.

Perché la Primavera è una diva, una fuoriclasse, e le cose, quando si finalmente si decide, le fa per bene.