
Oggi ero in macchina, la musica un po’ a palla e la strada sgombra davanti, e ho iniziato a pensare a tutte quelle cose che mi mancano, a tutto ciò di cui faccio a meno da molto, troppo tempo, alle sensazioni situazioni e ai luoghi il cui ricordo mi accompagna costantemente nella routine delle giornate.
Camminare a lungo fra le vie di una città vecchia come il mondo.
Salire su un treno preso al volo e cercare un posto a sedere vicino al finestrino.
Stare come sardine in piedi in mezzo a moltitudini ad un concerto, con le scarpe belle allacciate per non rischiare di perderle nella mischia e la musica che ti batte direttamente nel petto.
Affondare le dita dei piedi nel bagnasciuga di una spiaggia.
Bere pigramente un aperitivo con addosso un vestito leggero, guardando il cielo che si arrossa.
Abbracciare forte.
Mandare a fanculo qualcuno senza troppe remore.
Guardare la schiena di mia madre, piccola e veloce, mentre cucina la cena.
Dormire in tenda e sentire la pioggia che batte sulla sua superficie.
Mangiare un’albicocca dolcissima con gli occhi chiusi.
Guardare i trailer dei film in uscita al cinema, mentre sei al cinema, al buio, in attesa di guardare il film che aspetti da mesi, e sognare il momento di poterli guardare, quei film che ti stanno mostrando in pillole dolci di popcorn.
Prendere la metropolitana e guardare chi sale con te.
Dormire fino a mezzogiorno, fare colazione o pranzo, e poi dormire tutto il pomeriggio, mentre fuori piove.
Non dormire per un notte intera per starsene a parlare, aspettando che spunti il sole.
Scoprire che in quel museo c’è un qualcosa che non ti aspettavi, ma che sembra davvero aspettarti da una vita.
Sentire l’odore dell’Asia, il vento dell’oceano, il sapore dell’Europa.
E molto altro.
Poi ho fatto una curva, ho quasi inchiodato, ho accostato con le quattro frecce accese in uno spiazzo. Ho svegliato i bambini con una carezza e insieme abbiamo attraversato la strada deserta.
Foto, risa, ooooh.
Di colpo, tutto quanto mi è mancato un po’ meno.