Masterclass

Ehi, come stai?
-Eh. Sono sempre di corsa.
-Ah, ma mi sa che a te piace, essere di corsa.

Già. È vero. Corro su e giù, a destra e a manca, provo,parlo, spingo, freno, abbozzo, mollo, riprendo e ritocco. Non so se sia giusto, non so se è buono, ma ora è così, domani chissà.
Pianifico, controllo, modifico, progetto e riparto.
Tutto così.
Poi ogni tanto mi fermo. E mi ricordo di respirare.

Stasera sono tornata in un luogo speciale, a fare qualcosa di speciale.
C’era un pianoforte a coda, di quelli seri seri, lucido e nero e bello da spezzare il fiato.
A quel piano si sono seduti una decina di ragazzi, provenienti da ogni dove (ma diciamo pure che la presenza asiatica era schiacciante), allievi di una masterclass che più master non si può. E hanno suonato.
Io e altri abbiamo dato la schiena al pubblico attento, davanti a noi la nostra tela e in mano pennelli gocciolanti. Mentre le note si susseguivano abbiamo iniziato a dipingere, e la gente poteva seguire il nostro lavoro che nasceva sulla superficie bianca.
Ora, non è che sia proprio una cosa rilassante, questa cosa che ti osservano mentre lavori.
Siamo abituati a creare nelle nostre stanze, fra le nostre cose, con bozzetti, schizzi preparatori, ripensamenti, logiche, filosofie, crisi, bicchieri di vino e pause sigarette. Invece qui era tutto lì, non sapevi quanto potesse durare un brano, dove ti stava portando, cosa stava venendo fuori, magari era una crosta inguardabile, una banalità, un pastrugno.
Insomma, all’inizio mi tremavano le mani e mi sono pure caduti i pennelli. Ahia, che sfigata.

Poi però ho cominciato a respirare. E ho ascoltato.

Ogni tanto ci vuole.

È venuto fuori un albero, le fronde luminose, un fuoco benigno, le scintille che salgono e riempiono l’aria.
E loro.
Non è un gran dipinto, non è originale, non spacca l’obbiettivo, è incompleto e non ha nessun messaggio per il mondo. Ma l’ho fatto ascoltando dita ragazzine che sfioravano tasti lucidi e facevano musica. Mentre ero in quiete.

Linny e Samy, questo è per voi.
Perché quando spengo tutto, quando mi ricordo di respirare e smetto di correre, voi siete lì.
Dentro di me.

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