In un ventoso giorno di inizio maggio abbiamo trovato questo nido. Era sul prato, e l’aria fredda di questa primavera avara lo faceva rotolare come una balla di fieno fra i crochi in fiore. Lo abbiamo raccolto con delicatezza, per paura di rovinarlo o di rompere qualcosa che poteva stare nel suo interno.
Era vuoto.
I suoi abitanti lo avevano abbandonato, magari per un posto più comodo, grande e sicuro. Forse il vento li aveva sorpresi di notte ed erano volati via spaventati. Oppure erano semplicemente cresciuti e avevano voglia di esplorare nuovi boschi e giardini.
Con Linnea abbiamo cominciato ad immaginare cosa poteva essere successo (omettendo magari le ipotesi più cruente), e intanto tenevamo in mano questo piccolo nido e lo studiavamo con le dita.
È stupefacente quello che si scopre osservando le cose con attenzione.
La sua forma perfetta, un cuscinetto morbido con pareti circolari per proteggere i piccoli dalle cadute.
L’incredibile leggerezza del suo peso, quasi non lo sentivamo sui nostri palmi intirizziti.
E la sua trama.
Un insieme incasinato di capelli, paglia, piume, aghi di pino, strisce di stoffa, ciuffi di polvere, erba secca, foglioline, petali di pigne.
Un intreccio di scarti inutili e quasi schifiltosi annodati fittamente e con pazienza, per creare un luogo sicuro e caldo dove vivere. Una struttura che non puoi spezzare, schiacciare o rompere (a meno che, preso da qualche raptus di cattiveria, non decidi che lo scopo della tua giornata sia quello di distruggerlo di proposito. Ma non è questo il caso.)
A me questa cosa ha fatto emozionare.
Perché se un uccellino riesce, con quattro capelli e tanta pazienza, a costruire qualcosa di così perfetto per proteggere le sue uova solo con il suo becco, due alucce e puro istinto, noi umani davvero non abbiamo scuse.
Tutte le nostre risorse, energie e doti DEVONO portare a questo.
A proteggerci, a curare, a covare con pazienza il nostro futuro, i nostri simili, le nostre speranze, i nostri sogni. Le nostre uova.
Per costruire un nido confortevole dove riposare e crescere. Non ci servono fili d’oro e piume di pavone albino, bastano le cose che abbiamo sotto gli occhi.
E pazienza se poi arriva il vento e ci distrugge tutto quanto: siamo forti abbastanza per ricostruire e cercare nuovi rami.
Quasi sempre.
Se veramente lo vogliamo, abbiamo molta più forza di quanto crediamo di avere…
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